Il genio è fuori dalla lampada e forse non ha senso rimettercelo
La battaglia pro o contro l'AI in ambito creativo è cominciata e sta già impattando il settore dei giochi di ruolo
Anni fa lessi da qualche parte un proverbio cinese (o almeno così sembra confermarmi Google) che dice:
“When the winds of change are blowing, some are building shelters, and others are building windmills.”,
ovvero “Quando i venti del cambiamento soffiano, alcuni costruiscono rifugi, altri mulini.”
Non sono mai riuscito a togliermelo dalla testa perché si applica a ogni singolo snodo tecnologico verificatosi nel corso della mia vita. È successo con internet, con gli mp3, con lo streaming audio, con i contenuti creati dagli utenti, con gli influencer, e via dicendo.
Parafrasando Trent Reznor che parlava di dentifricio, il genio è fuori dalla lampada e rimetterlo dentro è una battaglia persa. A questo punto possiamo solo decidere cosa fargli fare.
Di cosa sto parlando? Dell’uso dell’AI in ambito creativo e, visto il tema di questa newsletter, in particolare del suo ruolo nello sviluppo e promozione dei giochi di ruolo e da tavolo. Qualcosa in merito ho già scritto, ma gli sviluppi sono molto più veloci del previsto, mi riguardano da vicino, e vale la pena riparlarne.
L’AI ci scrive i libri? Non proprio.
Già nello scorso episodio ho accennato a Ruin, un hack del nostro sistema Monad Echo per giocare esperienze simili a Darkest Dungeon, scritto da Marco Ricco. Lo definivo un esperimento, perché:
Ruin è il primo hack “ufficiale” del sistema, ovvero il primo che abbiamo deciso di patrocinare con un trattamento che lo facesse sembrare “un gioco TWA”. Il sistema, rilasciato in CC 4.0, permette a chiunque di pubblicare un gioco che lo utilizzi senza alcun obbligo nei nostri confronti. Non erano previste uscite nostre diverse dai giochi su cui stiamo effettivamente lavorando, ma questa proposta mi ha colpito per aderenza tematica e qualità delle idee; ho quindi ritenuto oppurtuno darle maggiore visibilità.
Ruin è stato pubblicato in primo luogo come PDF gratuito, proprio per tastare il terreno, ma ne esiste anche una versione stampata di un certo pregio, già ordinabile dal nostro sito, che raggiungerà la distribuzione a Play Modena. Costa il minimo indispensabile per non perderci soldi, proprio per riflettere la sua natura di esperimento.
È stato ideato, editato, impaginato e tradotto “come una volta”, ma illustrato con Midjourney v6. Questa cosa non è stata sbandierata ma nemmeno nascosta: nei credits non sono presenti illustratori e a domanda diretta ho sempre risposto, tanto che ne parliamo abbondantemente in una puntata di Roll Again, il nostro podcast ufficiale. Questo non vuol dire che Ruin sia stato creato a costo zero: Marco è stato pagato, il nostro editor inglese Sean è stato pagato, e il resto del lavoro (editing italiano, impaginazione, traduzione, generazione e ritocco delle immagini) me lo sono fatto io in cambio di un panino alla nebbia.
Nella nostra strategia globale, Ruin aveva determinati scopi: promuovere il sistema Monad Echo, far vedere quel che si può fare partendo dalla SRD, far visitare il nostro sito a nuove persone, ma anche valutare se l’uso dell’AI:
Potesse portare a dei risultati pregevoli
Può permetterci di comprimere i tempi di lavorazione su un progetto e
Può essere una soluzione adatta a certi tipi di pubblicazione che altrimenti non si ripagherebbero.
Queste sono le mie conclusioni, punto per punto:
Il non-sbandieramento nell’uso di Midjourney serviva più che altro a testare questa ipotesi, che per sua stessa natura tende a polarizzare la discussione. La maggior parte delle persone non si è accorta della natura artificiale delle illustrazioni o comunque non ha dato particolare peso negativo all’uso dell’AI.
Per produrre due versioni (inglese e italiano) di 56 pagine, ci abbiamo messo circa 3 mesi dalla bozza allo stampato, una frazione di quel che un progetto solitamente ci prende. Qui vale la pena specificare che in genere lavoriamo a cose molto più grosse, quindi posso fare paragoni fino ad un certo punto; se devo indovinare, non aver coinvolto un illustratore ha quantomeno dimezzato i tempi operativi. Su questa cosa degli illustratori potrei scrivere dei libri, cambia molto da persona a persona, ma è quasi sempre la parte di lavoro che richiede più tempo.
Si è rivelata una soluzione IDEALE per dei progetti che altrimenti rimarrebbero nel cassetto o relegati in file word sgrammaticati condivisi sul nostro server Discord.
Oltre a questo, Ruin ha totalizzato un migliaio di download, attirando alcune centinaia di nuovi potenziali clienti. Ma siccome facciamo le cose anche per passione, son felice di dire che il feedback della community sull’hack in sè è più che buono.
Vedremo come andranno le vendite in fiera, ma in generale per quel che doveva essere (un esperimento, appunto), posso già dire che questa prima collaborazione con l’AI è un successo.
“Ma agli artisti non ci pensi?”
Certo che ci penso, di continuo. Non solo perché sono in generale la fascia di collaboratori umanamente più complessa da gestire (tutti gli stereotipi sono veri, vi rimando ai famosi libri che scriverò sull’argomento), ma anche perché alcuni fra i nostri collaboratori più preziosi ricadono in questa categoria (uno su tutti, Daniel Comerci, a cui dobbiamo molti dei nostri successi.)
Se da un lato mi pare evidente come l’industria di GdR sia fra quelle che più ha da guadagnare dai nuovi tool (è banalmente un ambiente dove girano pochissimi soldi e dove andare in perdita è la regola), sono in fondo un romantico collezionista di GdR e in generale libri belli, e credo fermamente che una forte visione artistica sia ancora centrale sia nell’hobby, sia nel come voglio fare le cose in futuro.
Ed è per questo che, adesso che abbiamo una nuova campagna in partenza che non usa l’AI in nessun modo (Valraven: The Chronicles of Blood and Iron), ho osservato con un certo sgomento il commento sotto ad una delle pubblicità che stiamo usando nel precampagna:
Quando una presa di posizione a priori, ortodossa, inamovibile e irrazionale inizia a infettare un certo ambiente, è facile vederne la manifestazione più negativa ovunque si guardi. Cosa succede quando costosissimi dipinti a mano vengono scambiati per AI? Come devo comportarmi se la gente non sa distinguere le due cose e parte dal presupposto che io stia facendo qualcosa di sbagliato anche quando non lo sto facendo? Come mi devo regolare quando Adobe, che è nel workflow del 98% di chi lavora nel settore, continua ad aggiungere feature legate all’AI generativa ai suoi software?
Ed è per questo che riesco a immaginare un mondo dove, tempo un anno, post così non avranno più senso, visto che staremo banalmente parlando del nuovo status quo:
Qualche idea sul come muovermi per salvare capra e cavoli, mantenere certi standard qualitativi e di produzione senza fare il luddista, tenermi strette le collaborazioni preziose ma con la lucidità di accettare che le cose non stanno cambiando, SONO CAMBIATE, ce l’avrei, ma per il momento me la tengo stretta, anche perché la discussione è talmente complessa che vale decisamente la pena affrontarla prima internamente. Senza ombra di dubbio questo sarà l’argomento centrale quando ci ritroveremo davanti ad una birra per la nostra tradizionale riunione totale-globale estiva.
Vi terrò aggiornati.
Promemoria
La nostra nuova campagna crowdfunding, Valraven: The Chronicles of Blood and Iron, parte l’8 Maggio e potete attivare le notifiche e supportarla DA QUA.
Trovate tutti i GdR a cui ho lavorato nello store di TWAP.
Potete unirvi alla community Discord di TWAP, per discutere di GdR e giocare online.
Per gli amanti di The Last of Us e opere limitrofe, Dead Air: Seasons è disponibile nel nostro magazzino.